Focus su: Mister Vivarini

Prendete un po’ di Sarri, qualcosa di Giampaolo, il trampolino Empoli, una mente da ragioniere e i complimenti di Mourinho. Special. Un po’ di pepe non manca, e nemmeno quel pizzico di rabbia propositiva che deriva da qualche esperienza precedente che ha assunto i contorni della disavventura. Una storia come una ricetta, di quelle che puntano a essere perfette.

“Vincenzo, ti aspetto in A”. Da Sarri a Vivarini. E quando il suo telefono squilla non è mai un messaggio o una chiamata banale. Dall’amico Maurizio all’estimatore José Mourinho. Quel filo Manchester-Empoli che non t’aspetti e che si crea per stima: «Mourinho mi ha chiamato a inizio campionato. Il direttore Butti ha un grande rapporto con lui (dai tempi dell’Inter, ndr) e mi ha fatto questa sorpresa. Ha detto che mi tiene d’occhio e che devo continuare così perché non posso sbagliare». Una chiacchierata da ricordare, che non si è limitata a uno scambio di complimenti. «Ma il resto me lo tengo per me». Non dimentica Vivarini, nato 51 anni fa ad Ari, piccolo comune in provincia di Chieti. D’altronde è questo “il paese della memoria”, quello che quando si presentò all’occhio di Pirandello gli fece esclamare: «Quanto verde, quanto sole». E il cielo azzurro, come il colore del presente di Vivarini. L’azzurro-Empoli.

Casa Azzurri è il quartier generale del club toscano, che ha visto nascere e crescere giocatori e allenatori che da lì hanno poi spiccato il volo. Verrebbe da dire una panchina d’oro. La Panchina d’Oro (della Lega Pro) è invece il riconoscimento con cui i colleghi lo hanno premiato nel marzo 2016 dopo l’esperienza al Teramo, dove lanciò Gianluca Lapadula e allenò anche Alfredo Donnarumma, l’attaccante che adesso guida insieme a Caputo il reparto offensivo del suo Empoli. «Donnarumma mi dice sempre: “Se facciamo quello che ci dice ci divertiremo segnando anche tanti gol”». Preparato, uno che non lascia nulla al caso. Eredità del periodo trascorso insieme al maniacale Sarri, con il quale ha lavorato a Pescara come vice: «Maurizio mi ha impostato come allenatore». Che responsabilità adesso sedere sulla panchina dell’Empoli, una squadra rivoluzionata rispetto alla passata stagione. Ma ce n’era bisogno, come ha spesso ribadito il patron Corsi. Per il club, ma anche per Vivarini: si tratta della sua seconda esperienza in B dopo quella sulla panchina del Latina, terminata con il fallimento della società pontina.

L’impostazione di un’organizzazione tecnica e tattica che possa dare i frutti sperati da subito, una cultura del lavoro che non lascia nulla al caso. Come la ricerca dell’entusiasmo perduto dopo la retrocessione. Come il titolo di un film, con la trama che si districa tra le giornate di un campionato di Serie B apertissimo e per nulla scontato: 21 punti conquistati fino a oggi, quarta posizione e vetta distante appena due lunghezze. Difesa a tre come credo e il Castellani come fortino in cui questo Empoli di Vivarini ha conquistato 13 punti dei 18 a disposizione nelle prime 6 partite di campionato: l’obiettivo promozione è chiaro. D’altro canto Sarri gliel’aveva scritto: “Ti aspetto in A”, e senza attendere altre chiamate, magari proprio con l’Empoli. Squadra sempre più simile al suo allenatore, uno che conosce bene la gavetta. Il ragioniere che non ha tempo per i social e che per amore di questo sport non l’ha mai lasciato, anche se la sua carriera da giocatore si è dovuta interrompere a 30 anni a causa di gravi infortuni. Mourinho lo osserva, Sarri lo aspetta.